È un saggio scorrevole come un racconto, un trattato che incanta come una fiaba. È una ricerca concentrata su tutte le piante menzionate nei Vangeli. In tutti i Vangeli, i Sinottici, quello di Giovanni, e gli apocrifi, ed inoltre su altre piante che, anche se in forma
leggendaria, siano state accostate alla figura di Gesù.
Sulla scia di altri illustri studiosi in questo lavoro l’autore cerca di recuperare luoghi dello spirito dimenticati, altri templi di bellezza sepolti dall’inciviltà.
Con un quesito che si pone costantemente: dove l’occidente cristiano abbia smarrito le sue
radici… Forse l’eccessiva cementificazione, lo sviluppo tecnologico e l’urbanizzazione iperproduttiva hanno creato un graduale allontanamento dalla natura, e la conseguente rottura degli equilibri elementari tra essere umano ed essenza primordiale, portando a formulare anatemi e condanne verso i culti pagani, le superstizioni popolari, i fanatismi primitivi, le credenze irrazionali. Con accesa passione l’autore non fa altro che sottolineare come anche la figura che ha ispirato i Vangeli, il figlio di Dio, l’essere umano che ha cambiato la spiritualità, nelle sue parabole spesso abbia citato delle piante. E questo suo riferimento alla piante di certo non era casuale. Le rivestiva di un valore simbolico fondamentale a comprendere la stessa natura umana e quindi divina. Creando legami con le civiltà che lo hanno preceduto. Perché i sapienti antichi, che ne avevano capito l’importanza, attribuivano alle piante una valenza vitale. Dalle piante si ricavava tutto. L’ossigeno, il fuoco, il legname, le medicine, gli alimenti. Spesso gli alberi secolari che sfioravano il cielo erano dei templi. A volte, gli stessi alberi, erano degli dei. Bacco veniva raffigurato come un grappolo d’uva.
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