La comunità del paese, famiglia del malcapitato in testa, si dice sconcertata per questa decisione che effettivamente solleva qualche perplessità. Se già infatti nella famiglia ci si era appena ripresi dal terribile incidente che aveva paralizzato il ragazzo, cambiandogli per sempre la vita, non si riesce ad immaginare come possano aver reagito quando hanno saputo che questo handicap fosse proibitivo per tentare di riprendersi una vita normale, per crearsi un nuovo inizio, una nuova famiglia.
La Curia si difende, a mezzo stampa, con un comunicato che dice: “tutto è stato fatto nella condivisione sincera della situazione e con ogni attenzione umana e cristiana.”: un comunicato che più che smentire il fatto tenta di accantonarne la responsabilità a dogmi e precetti che lo rendono “fuori dalla loro portata decisionale e discrezionale“.
La famiglia, pur non riuscendo a riscontrare tutta questa attenzione umana e condivisione sincera (effettivamente, se presenti, ben nascoste), decide di farsi da parte e i due fidanzati decidono di continuare comunque nella strada del matrimonio passando però dal lato civile, sposandosi in comune!
La festa è stata comunque piacevole e ha visto la presenza del parroco della loro città, ma resta un po’ di amaro in bocca per questa triste vicenda. Nonostante il vescovo si lamenti di come sia stata presentata la vicenda e nonostante i due alla fine si siano accontentati di sposarsi in Municipio, questa notizia resta oggettivamente una grave sconfitta (anche mediatica) del senso comune, del senso pratico della vita nel suo insieme e una polemica che, con solo un po’ di buon senso in più, si poteva tranquillamente evitare.
1 commento:
ciao, sono di viterbo e conosco le persone coinvolte nella vicenda. la notizia è stata distorta dai mass media e in malafede anche dalla curia che ha rilasciato le dichiarazioni. la curia e il vescovo hanno ripetutamente dichiarato il falso.
1) non è vero che il ragazzo non può procreare!!! i dottori che lo seguono non l’hanno mai detto. non si sa, punto e basta. quindi il vescovo ne sa meno di tutti.
2) secondo lo stesso codice canonico, se l’impossibilità a procreare è in dubbio, il matrimonio non può essere impedito.
è evidente che il vescovo o non conosce il codice canonico oppure ha voluto coscientemente impedire il matrimonio in ogni caso, affidandosi ingenuamente alla presunta ignoranza in materia di tutti. quindi la difesa ad oltranza della sua decisione è quantomeno grottesca e ingiusta. ma quello che interessa mettere in luce è che non si tratta tanto di regole formali religiose non rispettate, quanto piuttosto di mancanza di umanità del vescovo, che, ripeto, con cinismo e disumanità ha negato un momento di felicità a due ragazzi che si amano. ma che ne capisce un vescovo di amore?
(l'articolo originale è una lettera di una persona che conosco a tusciaweb.it e al messaggero)
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